Impianto di stent a rilascio di Paclitaxel: Celecoxib sembra ridurre la ristenosi


L’inibitore selettivo COX-2, Celecoxib ( Celebrex ), impiegato per 6 mesi dopo l’impianto di uno stent a rilascio di Paclitaxel è sicuro e riduce il rischio di ristenosi.

Allo studio COREA-TAXUS ( Effect of Celecoxib On Restenosis After Coronary Angioplasty with a TAXUS stent ) hanno partecipato 274 pazienti con angina pectoris o positivi al test da stress; inoltre i pazienti presentavano lesioni coronariche tali da giustificare l’impianto di uno stent.

Ai pazienti è stata prescritta l’Aspirina ( Acido Acetilsalicilico; 100 mg/die ) e Plavix ( Clopidogrel; 75 mg/die ).

Ai 136 pazienti sottoposti ad impianto di stent a rilascio di Paclitaxel ( Taxus ) è stato aggiunto Celecoxib: 400 mg prima dell’intervento e 200 mg/die per 6 mesi dopo la procedura.

I pazienti del gruppo Celecoxib hanno presentato una più bassa perdita luminale tardiva in-stent ( valori medi ) ( 0,49 mm ) rispetto al gruppo controllo ( 0,75 mm ), P<0,0001, per una differenza media assoluta di 0,26 mm.

Una minore incidenza di infarto miocardico non-fatale, dovuta principalmente ad una ridotta necessità di rivascolarizzazione della lesione bersaglio, è stata osservata tra i pazienti del gruppo Celecoxib.
La percentuale di rivascolarizzazione è stata del 15% tra i controlli e del 5% tra i pazienti con Celecoxib.

L’infarto mio cardico periprocedura si è presentato nel 15% dei pazienti del gruppo di controllo contro il 14% del gruppo Celecoxib ( P=0,85 ).

Lo studio presenta il limite della lieve durata d’osservazione ( 6 mesi dopo l’impianto ). Pertanto, la sicurezza dell’assunzione per diversi anni del Celecoxib merita ulteriore indagine.

In un editoriale, Francesco Pelliccia e Vincenzo Pasceri, dell’Ospedale S.Filippo Neri di Roma, hanno osservato che l’incidenza di ristenosi era alta per uno studio con stent a rilascio di farmaco. Inoltre la sicurezza del Celecoxib nella cardiologia interventistica dovrebbe essere confermata da studi disegnati per valutare il rischio di infarto miocardico e di morte cardiaca. ( Xagena_2007 )

Fonte: The Lancet, 2007



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