Nell’intervento PCI, l’anticoagulazione target è raggiunta più facilmente con Enoxaparina che con Eparina non-frazionata


L’obiettivo è stato quello di determinare la relazione tra livelli di anticoagulazione durante intervento coronarico percutaneo ( PCI ), ed eventi ischemici e sanguinamento.

E’ stata compiuta una sottoanalisi dello studio STEEPLE.

I livelli di anticoagulazione target, predefiniti, sono stati raggiunti nell’86% dei pazienti, trattati con Enoxaparina ( Clexane, Lovenox ), rispetto al 20% dei pazienti che hanno ricevuto l’Eparina non-frazionata. ( P<0.001 ).

Una significativa relazione è stata osservata tra i livelli anti-Xa >0.9 UI/mL e la percentuale di sanguinamento maggiore o minore, non correlato al bypass coronarico ( odds ratio, OR = 1.6; P=0.03 ).

Non è stata riscontrata alcuna relazione significativa tra i livelli anti-Xa e l’incidenza di mortalità, infarto miocardico o rivascolarizzazione.

Il sanguinamento maggiore è aumentato in modo significativo con i valori di ACT ( tempo di coagulazione attivato ) > 325 sc ( OR= 1.6; P=0.04 ).

Una significativa relazione con l’aumento degli eventi ischemici è stata osservata quando ACT era inferiore a 325 sec ( OR=0.7; P=0.006 ), indicando una stretta finestra terapeutica.

In conclusione, i livelli di anticoagulazione target sono stati raggiunti più facilmente nei pazienti riceventi Enoxaparina.
Un livello anti-Xa fino a 0.9 UI/mL è associato ad un buon profilo di efficacia e sicurezza. ( Xagena_2008 )

Montalescot G et al, Eur Heart J 2008; 29: 462-471



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