Vericiguat nel trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco cronico ad alto rischio


Dallo studio VICTORIA è emerso che il trattamento con Vericiguat ( Verquvo ), un farmaco mirato cGMP ( guanosin monofosfato ciclico ), riduce significativamente il rischio di mortalità cardiovascolare o ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca in una popolazione ad alto rischio di scompenso con frazione di eiezione ridotta ( HFrEF ).

L’endpoint primario dello studio VICTORIA si è verificato nel 35.5% dei pazienti trattati con Vericiguat in aggiunta alla terapia medica diretta dalle linee guida ( GDMT ) rispetto al 38.5% dei pazienti nel braccio placebo trattati con sola terapia GDMT ( P = 0.02 ) a un follow-up mediano di 10.8 mesi.

Nello scompenso cardiaco, la diminuzione dell'ossido nitrico e dell’attività della guanilato ciclasi solubile ( sGC ) è precipitata sia dalla disfunzione endoteliale che dallo stress ossidativo.
Vericiguat stimola la sGC a produrre cGMP e ripristinare la sensibilità all'ossido nitrico.
L'aumento della produzione di cGMP si traduce nella diminuzione della costrizione e della rigidità arteriose, oltre a ridurre l'ispessimento miocardico, il rimodellamento ventricolare e la fibrosi.

Lo studio VICTORIA ha coinvolto 5.050 pazienti con scompenso cardiaco cronico e frazione di eiezione inferiore al 45%.
Tutti i pazienti avevano avuto un recente evento peggiorativo, che è stato definito come un ricovero ospedaliero per scompenso cardiaco / impiego endovenoso di diuretici ed elevati peptidi natriuretici ( BNP o NT-proBNP ).

Le caratteristiche basali erano ben abbinate tra i due bracci di studio, con il 60% dei pazienti in entrambi i gruppi che erano in trattamento con una tripla terapia con un beta-bloccante e un antagonista mineralcorticoide combinato con un ACE-inibitore, un bloccante del recettore dell'angiotensina o un inibitore del recettore dell’angiotensina / neprilisina ( ARNI ).
In totale, il 15% dei pazienti è stato trattato con un ARNI ( Sacubitril / Valsartan ).

Il trattamento con Vericiguat, somministrato inizialmente al dosaggio di 2.5 mg al giorno fino al raggiungimento della dose target di 10 mg al giorno, è stato associato a un rischio più basso del 10% di morte cardiovascolare o primo ricovero per scompenso cardiaco ( hazard ratio, HR 0.90; IC 95% 0.82-0.98 ).
Questo si è tradotto in una riduzione assoluta di 4.2 eventi ogni 100 pazienti-anno.

E' stato evidenziato un trend verso una riduzione del rischio di mortalità cardiovascolare, ma le riduzioni nell'endpoint primario composito sembravano essere guidate dalla riduzione dei ricoveri per scompenso cardiaco ( HR 0.90; IC 95%, 0.81-1.00 ).

La riduzione del tasso assoluto nell'endpoint primario è risultata paragonabile a quella osservata negli studi DAPA-HF e PARADIGM-HF.
Lo studio VICTORIA ha riguardato una popolazione di pazienti molto più a rischio, come dimostrato dall'alto tasso di mortalità cardiovascolare / ospedalizzazione per scompenso cardiaco nel gruppo placebo.

Dallo studio è emerso che circa 24 pazienti con insufficienza HFrEF e peggioramento della malattia dovrebbero essere trattati per prevenire una morte cardiovascolare o il ricovero per scompenso.

Nello studio VICTORIA, è stata osservata una interazione significativa con i livelli basali di NT-proBNP.
I pazienti con i livelli più alti ( superiori a 5.314 pg/mL ) non appaiono trarre beneficio da Vericiguat. Non è noto se questo sia un effetto casuale o se questi pazienti possano avere forme di scompenso cardiaco troppo avanzate per beneficiare del trattamento.

I tassi di ipotensione sintomatica e sincope tendevano a essere più elevati con Vericiguat, così come il tasso di anemia, ma i tassi di eventi avversi gravi erano simili tra i due gruppi di trattamento.
Non sono emersi effetti negativi di Vericiguat su elettroliti o funzione renale. ( Xagena_2020 )

Fonte: American College of Cardiology ( ACC ) Virtual Meeting, 2020

Xagena_Medicina_2020