La durata del QRS al basale non predice la risposta clinica ed ecocardiografica nella terapia di resincronizzazione cardiaca


Nonostante, gli attuali criteri di selezione, il 20-30% dei pazienti sottoposti a terapia di resincronizzazione cardiaca ( CRT ), non presenta benefici.
E’ stato ipotizzato che la durata del QRS può non essere l’ottimale criterio per selezionare pazienti per la terapia di resincronizzazione cardiaca.

L’obiettivo dello studio, condotto da Ricercatori della Leiden University in Olanda, è stato quello di valutare il valore predittivo della durata dell’intervallo QRS per la risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca tra pazienti consecutivi.

Lo studio ha riguardato 242 pazienti con insufficienza cardiaca, in cui era stato pianificato un impianto di un dispositivo CRT.

I criteri di selezione per la terapia di resincronizzazione cardiaca comprendevano: scompenso cardiaco da moderato a grave ( classe NYHA III o IV ), frazione d’eiezione ventricolare sinistra minore o uguale al 35%, e durata del QRS maggiore di 120 ms.

Dopo 6 mesi di terapia di resincronizzazione cardiaca, il 68% dei pazienti è stato classificato come responder ( miglioramento maggiore o uguale ad 1 grado nella classe NYHA ) e 60% come responder ecocardiografico ( riduzione maggiore del 10% nel volume telediastolico ventricolare sinistro ).

Al basale, nessuna significativa differenza è stata osservata nella durata del QRS tra i responder clinici ed i non-responder, e tra i responder ecocardiografici ed i non-responder.

Nessuna significativa relazione è stata dimostrata tra la durata del QRS al basale ed il miglioramento delle variabili cliniche ed ecocardiografiche a 6 mesi.

Dallo studio è emerso che la durata del QRS non è predittiva di risposte cliniche ed ecocardiografiche alla terapia di resincronizzazione cardiaca a 5 mesi. ( Xagena_2007 )

Mollema SA et al, Am J Cardiol 2007; 100; 1665-1670



Link: MedicinaNews.it