Adulti sottoposti a intervento chirurgico per difetti del setto atriale di tipo ostium primum: fattori predittivi di progresso della valvulopatia mitralica
Uno studio ha analizzato il profilo clinico, le caratteristiche associate e i trattamenti chirurgici dei pazienti adulti operati per difetto del setto atriale di tipo ostium primum, soprattutto i fattori che influenzano la progressione della valvulopatia mitralica.
I Ricercatori del Sri Sathya Sai Institute of Higher Medical Sciences, a Prashantigram in India, hanno studiato in modo retrospettivo tutti i pazienti di età uguale o superiore ai 18 anni.
Un totale di 51 pazienti, 29 di sesso maschile e 22 di sesso femminile, è stato sottoposto a intervento chirurgico, ad un’età media di 27.3 anni.
Di questi l’80% era in classe NYHA I o II, con frequente sintomo di dispnea.
All’ecocardiografia, l’88% presentava un cleft della mitrale, il 35% un rigurgito mitralico moderato e il 4% un grave rigurgito.
Secondo l’ecocardiografici e i dati di cateterismo cardiaco disponibili, il 27% presentava ipertensione polmonare moderata e l’8% una forma grave.
La mortalità ospedaliera è stata dell’1.9%.
Nel corso di un periodo osservazionale medio di 36 mesi, il 94% dei pazienti è risultato in classe funzionale I.
Il rigurgito mitralico era moderato nel 21% dei pazienti e grave nell’8%; 1 paziente è stato sottoposto a sostituzione delal valvola mitralica.
I fattori associati con l’aumentato rischio di rigurgito mitralico durante il follow-up sono risultati: ipertensione polmonare preoperatoria moderata o grave ( p=0.008 ) e il sesso femminile ( p=0.009 ).
In conclusione, la correzione chirurgica dei difetti del setto atriale di tipo ostium primum negli adulti può essere condotta con successo, con bassa mortalità ed eccellenti risultati sintomatici.
Eì richiesto un regolare periodo di follow-up per valutare un’eventuale progressione del rigurgito mitralico, che è più probabile nelle donne e nei soggetti con ipertensione polmonare preoperatoria. ( Xagena_2009 )
Agarwal V et al, J Thorac Cardiovasc Surg 2009; 137: 543-547
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