Gli adulti con cardiopatia congenita spesso soffrono di anemia


E’ stata valutata la relazione tra anemia negli adulti non-cianotici con malattia cardiaca congenita nel periodo 2001-2006.
L’anemia è stata definita come concentrazione di emoglobina inferiore a 13 g/dl nei maschi e a 12 g/dl nelle femmine.
I pazienti cianotici sono stati esclusi per evitare confondimenti da eritrocitosi secondaria.

Un totale di 830 pazienti non-cianotici con cardiopatia congenita, di età media 36.5 anni ( sesso maschile: 49.6% ) hanno incontrato i criteri di inclusione.
La prevalenza di anemia è stata del 13.1% ed era più alta nei pazienti con trasposizione delle grandi arterie e nell’anomalia di Ebstein della valvola tricuspide.

I pazienti anemici avevano una maggiore probabilità di ricevere i diuretici ( p<0.0001 ) e di avere un più basso volume corpuscolare medio ( p=0.0001 ), con un trend verso una più alta classe funzionale NYHA ( p=0.06 ).

Nel corso di un periodo osservazionale medio di 47 mesi, 55 pazienti sono morti.
I pazienti anemici avevano un rischio di mortalità 3 volte più alto rispetto ai pazienti non-anemici, anche dopo aggiustamento per il punteggio di propensione per variabili cliniche, come funzione ventricolare sistemica, danno renale, e terapia con diuretici ( hazard ratio aggiustato, HR=3 ).

In conclusione, l’anemia è comune tra i pazienti con cardiopatia congenita ed è associata a un aumento del rischio di mortalità 3 volte maggiore.
Pertanto lo screening per l’individuazione dell’anemia dovrebbe essere parte della valutazione di routine dei pazienti con malattia cardiaca congenita. ( Xagena_2009 )

Dimopoulos K et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 2093-2100



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